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XXII.

Perciò che detto è innanzi intorno ai generi1, la cosa avrebbe a stare così. Terra abbattendosi a fuoco, sciolta dall’acume di esso, qua e là rigirandosi, in fino a tanto che le parti sue, o ch’elle così sciolte si trovino entro all’istesso fuoco, o entro ad aria o acqua, disposandosi fra loro novamente, tornino terra; chè non trapasserebbero mai in altra specie. Acqua spartita da fuoco o anco da aria, acconsente, ricomponendosi insieme, di fare un corpo di fuoco o due di aria; e se è spartita aria, si fanno di una parte sua due corpi di fuoco. E novamente, se chiuso è fuoco da aria o da acqua o da alcuna parte di terra, essendo esso poco entro a molti; dimenandosi quelli, ed esso in mezzo di loro dibattendosi, combattendo; sì è vinto e spezzato: e allora due corpi di fuoco si ricompongono in uno di aria. E se è domata aria e sminuzzolata, due intieri corpi e mezzo di quella si costringono in uno di acqua.

Perchè noi così ragioniamo di nuovo a questo proposito: che quando il fuoco piglia alcun altro genere2, e con l’acume de’ suoi angoli e canti, sì taglialo; egli ricomponendosi nella natura di fuoco, non

  1. Cioè ai quattro corpi primarii.
  2. Cioè aria, acqua, i quali generi hanno i medesimi principii formativi del fuoco.