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suoi appuntando nel centro, ebbe fatto un tetragono equilatero; e, commessi poi insieme sei cotali tetragoni, fatti sono otto solidi angoli, ciascuno dei quali composto è di tre piani angoli e diritti: e cosí è nata una figura di corpo, che è il cubo, il quale ha sei piane basi tetragone e equilatere. Rimanendo ancora una forma di composizione, che è la quinta, di quella si fu giovato Iddio per lo disegno dell’universo.

XXI.

Ora, se guarda alcuno alle cose sopraddette, starà dubbioso se convenga dire i mondi essere infiniti in numero, o vero finiti; ma giudicherà tosto che, a dire infiniti i mondi, ella è credenza di uomo privato di conoscenze delle quali pure avrebbe a esser fornito; ma questo, se uno solo è, o cinque, piú darebbegli cagione di dubitare. Uno, dice la mente nostra, che è il mondo, secondo ragion verisimile: altri, ad altra cosa riguardando, opinerà altrimenti. Ma, lasciando ciò, le specie, che noi generammo dianzi col ragionamento, distinguiamo in fuoco, terra, acqua e aria. E alla terra noi assegniamo figura cubica, perocchè ella è la piú immobile delle quattro specie di corpi e la piú pastosa; e somma necessità è che tale sia quel corpo, il quale ha basi securissime. Ora, de’ triangoli posti dinanzi, la base di quelli a due lati uguali è naturalmente piú secura che la base di quelli che hanno tutti i lati loro disug