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giudicata, non è bene asseverare a fidanza che la è così o così; ma da altra parte nè anco è bene appiccare una lunga giunta a un lungo ragionamento. Laddove poi si trovasse modo di ridurre, il molto in poco, ciò proprio farebbe al caso. Io penso così: se mente e verace opinione son due generi, sì che allora ci sono veramente coteste cose da sè, specie non sensibili a noi, soltanto intelligibili; ma se opinione verace non differisce in nulla da scienza secondochè pare ad alcuni, sole quelle cose sono a reputare certissime, le quali sentiamo per via del corpo. Ma sono due generi, così è a dire: imperocchè elle separatamente si generano e si comportano dissimigliantemente; perchè l’una si genera per insegnamento, e l’altra per persuasione; e l’una accompagnasi ogni volta con verace ragione, l’altra è irrazionabile; e l’una non è pieghevole a persuasione, l’altra sì, e si cangia a ogni persuasione novella; e dell’opinione è da affermare che partecipe è ogni uomo, della mente poi gli Iddii e di uomini una schiera piccola assai. E s’egli è così, è da consentire che ci è una specie che rimane medesima eternamente, non generata nè peritura, che nè altra cosa riceve dentro sè da altrove, nè va in altra cosa, non visibile nè sensibile per veruno modo, quella la quale solo all’intelletto fu dato di considerare; e che ci è una seconda specie che ha il medesimo nome di quella rammentata, simile a quella, sensibile, generata, in perpetuo movimento, che nata in un luogo di nuovo di là tosto isvanisce, la quale si comprende per mezzo della