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testa specie di cagione vagabile dove sua natura la mena.

Adunque è a rifare la via; e ripigliando queste cose in altra più convenevole forma, cominciamo pure da capo così come fatto è per quelle altre cose dette dinanzi. È a considerare quali fossero la natura e gli accidenti del fuoco, dell’acqua, dell’aria e della terra, avanti alla generazione del cielo, non avendo mai nessuno mentovato il loro nascimento: e come se noi conoscessimo ciò ch’è fuoco, acqua, aria e terra, li addimandiamo principii, ponendoli elementi dell’universo; laddove, non che ad elementi o lettere, nè anche a sillabe conviene loro essere assimigliati da chi ha alcuno intendimento1. Quanto è a noi, del vero principio, o principii, o che altro si pensi, non se ne ha a ragionare al presente, per niuna altra ragione che per essere malagevole cosa secondo questa forma di trattazione2 far manifesto quello che ce ne pare: e non pensate nel cuore vostro che io abbia a ragionarvene, che non sarei buono nè anche io di persuadermi che gittandomi in cotanta impresa io farei bene. In quel cambio salvando quello ch’io vi promisi in sul cominciare, la verisimiglianza, e studiando di arrecare ragioni, non già meno, sì più verosimili di quelle di chicchessia, mi farò dal principio a dire di ogni cosa in genere e singolar-

  1. In vero il fuoco, l’acqua, l’aria, la terra sono parole intiere essi medesimi, fatte di sillabe e lettere.
  2. Forma non speculativa, che sta contenta alla verosimiglianza.