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la potenza del fuoco degli occhi, il quale allora spande gl’interiori moti e li uguaglia; e, uguagliati, si fa quiete; e se è molta quiete, sì viene sonno insieme con lievi sogni: e se mai sono rimasti moti più vivi, essi, secondo la qualità e il luogo loro nel corpo, suscitano fantasmi somiglianti a cose di dentro o di fuori; i quali, svegliati che noi siamo, ci si girano ancora per la mente.

La cosa poi della formazione delle immagini negli specchi, e universalmente in tutti quanti i corpi lucidi e puliti, non è oramai niente forte cosa a chiarire; perocchè dalla comunione del fuoco di dentro e di quello di fuori, e dall’unimento loro ogni volta sovra al polito piano dello specchio, in un corpo il quale si rimuti per molte guise e si adatti a quello, si fanno queste tali parvenze necessariamente; mischiandosi allora insieme su per lo polito e lucido specchio il lume che vien dalla faccia dell’obbietto con quello che deriva dagli occhi. E quello che è sinistro, pare destro; perciocchè avviene che le parti della luce della vista si abbattono in quelle contrarie della luce delle cose, contro al modo usato. Ma il destro par destro, e il sinistro sinistro, quando la luce della vista in quel che si mesce con quella veniente dalla cosa, sè rivolve: e ciò incontra se la polita faccia dello specchio di qua