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governare il mortale animale: salvo che del male suo non fosse cagione egli medesimo.
XV.
E colui che ordinò tutte queste cose, rimaneva in suo essere, secondo suo modo; e così rimanendosi, i figliuoli, tosto come inteso ebbero il comandamento del padre, già ubbidivano. E, ricevuto l’immortale principio di mortale animale, imitando il lor Fabbro, preso in prestanza dal mondo particelle di fuoco, terra, acqua e aria, le quali gli si aveano poi a rendere novamente, appiccaronle insieme; non già con indissolubili legami, come i loro propri, bensì commettendoli con cotali fitti chiovelli, non possibili di vedere per la picciolezza loro; e di questa materia facendo ciascuno corpo, dentro a esso corpo legarono gl’immortali giri dell’anima, il quale a cagion di suoi effluvii e riffluvii molto era commosso fortemente. I quali, legati dentro a grossa fiumana, non erano nè vincenti nè perdenti, ma così portati eran di forza e portavano, che immantinenti tutto l’animale muovesi sregolato, dove fortuna lo mena, senza ragione, avendo egli tutt’e sei movimenti; e innanzi, addietro, a diritta, a sinistra, su, giù, per tutt’e sei le vie tragettarsi. Imperocchè molto essendo l’impeto dell’allagante e ritraentesi onda, ministra di nutrimento, bene più ancora molto era il tumulto che faceano a ciascuno le passioni ricevute da fuori, allorquando imbattendosi quello in estranio fuoco, o intoppando in rigida