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considerati singolarmente e ne’ loro generi; imperocchè cosí quello contiene in sè tutti gl’intelligibili animali, come questo mondo noi contiene e tutti gli animali visibili. E Iddio, volendolo assomigliare, quanto poteva piú, al bellissimo e perfettissimo degl’intelligibili animali, compose un animale solo, visibile, che entro sè raccoglie tutti quanti li animali cognati suoi.

E abbiamo noi detto per avventura dirittamente che uno è il cielo? o piú diritta cosa ella era a dire molti e infiniti? Uno, se il cielo fatto è secondo l’esempio: imperocchè non può essere che due siano quelli che in sè contengono tutti quanti gl’intelligibili animali; se no, sarebbe di bisogno un altro animale novamente, il quale tutt’e due contenesse, del quale ei sarebbero parti; e allora non piú direbbesi ragionevolmente che somigliante a quelli è questo mondo. Acciocchè adunque il mondo, per essere solo, fosse simile al perfettissimo animale, non fece il fattore due nè infiniti mondi, ma sí questo uno e unigenito cielo, il quale cosí è, e sarà.

VII.

Ciò ch’è generato, dee essere corporale, e visibile, e palpabile. Ma niuna cosa mai sarebbe visibile senza fuoco; nè palpabile senz’alcuna solidezza; e nè anche poi solida, senza terra. Onde, messosi Iddio a comporre l’universal corpo, sí ebbelo fatto di terra e fuoco. Ma non può essere che siano due cose sole legate speciosa