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quanto esser può, inespugnabili e immobili; quelli poi intorno a cosa che è simulacro di quello che ho mentovato, basta che alla prima specie di ragionamenti siano simiglianti e conformi; imperocchè, ciò che essenza è a generazione, verità è a fede1. Se dunque, Socrate, dopo le molte cose dette da molti intorno agl’Iddii e alla generazione dell’universo, non possiamo noi offerirti ragionamenti squisiti e concordi in ogni parte seco medesimi, non ti maravigliare; e se i miei non sono men verosimili che quelli di qualunque altro, sta’ pure contento; ricordandoti, che io che parlo, e voi, giudici miei, abbiamo umana natura; in modo che su questo argomento ricevendo verosimili novelle, più non conviene dimandare.

Socrate . Bene assai, o Timeo; si ha a riceverle come tu di’: e già abbiamo ricevuto il tuo proemio con maraviglioso diletto. Seguita pure.

VI.

Timeo . Diciamo per quale cagione il Componitore ebbe fatto la generazione e questo universo. Egli era buono; e mai in uno buono non nasce invidia, per niuna cosa; e però egli volle che tutte le cose s’approssimassero a lui quanto potevano. Se alcuno accoglie da sapienti uomini

  1. Essenza dee esser presa nel sentimento di enti immutevoli, o idee; generazione poi, nel sentimento di tutto ciò che diviene, di tutto ciò che apparisce e sparisce.