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comprendono per opinione e senso, si mostrarono generantisi e generate. Ciò poi che è generato, noi dicemmo che da alcuna cagione dee essere generato.

Ma è malagevole cosa trovare il Fattore e il Padre di questo universo; e, trovatolo, impossibile cosa è farlo manifesto a ogni uomo.

Ciò che presentemente è da considerare, si è, il Fabbro, facendo l’universo, quale esempio abbia egli mai vagheggiato, se quello ch’è d’un modo medesimo eternamente, o quello ch’è generato. Se bello è questo mondo, e se l’artefice suo è buono, chiaro è allora ch’egli vagheggiò quello eterno; se poi no, che pure nefanda cosa è a dire, quello generato. Ma egli è palese a ogni uomo che vagheggiò quello eterno; perchè il mondo è dei generati il più bello, e Iddio è dei generanti il più buono. Generato così il mondo, egli fatto è secondo esempio il quale comprendesi per ragione e intelletto, e rimane eternamente a un modo. Per ciò che è ora detto, questo mondo necessariamente dee essere simulacro di alcuno.

Ora, in ogni quistione di grandissimo momento è principiare in forma convenevole; e però, avendo io a favellare del simulacro, in prima è a distinguere due specie di ragionamenti: l’una che è del simulacro, e l’altra che è dell’esempio; essendo parentela fra i ragionamenti e le cose, delle quali quelli sono interpreti. Adunque, quelli intorno a cosa stabile e ferma, che luce all’intelletto, conviene ancora che sieno stabili e fermi, e,