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Socrate. E le medesime cose non di’ tu che alcuni Iddii le reputano giuste, altri inique; onde, disputandoci sopra, si guastan fra loro e si fanno guerra? non è cosí?

Eutifrone. Cosí.

Socrate. Dunque, come pare, le medesime cose sono odiate dagl’Iddii e sono amate dagl’Iddii; e le medesime cose sono odiose ai loro occhi ed amabili? E cosí sarebber le medesime cose sante ed empie, secondo che tu di’?

Eutifrone. Pare.

IX.

Socrate. Dunque, maraviglioso uomo, non m’hai risposto a quel che volevo io; ch’io non t’avevo dimandato che è quello che possa essere a un medesimo tempo santo ed empio. Ciò ch’è caro agl’Iddii, si vede, è altresí odioso agl’Iddii. Onde, Eutifrone, quello che tu ora fai dando addosso a tuo padre, non fa specie se a Giove sia caro, e a Crono e Urano sia odioso; caro a Vulcano, e odioso a Giunone; e similmente se gli altri Iddii chi ci veda bianco e chi nero.

Eutifrone. Ma in questa faccenda, cioè se convenga punire un che ammazza un altro a torto, son sicuro, Socrate, che nessun degli Iddii dissente dall’altro.

Socrate. O bella! che hai tu sentito alcun degli uomini far questione se si abbia o no a punire un che ammazzi a torto o commetta altra birbonata?