Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 168 — |
Eutifrone. Ecco: ciò ch’è caro agl’Iddii è santo; ciò che no, empio.
Socrate. Bene assai: m’hai proprio risposto come volevo io. Se è il vero, non lo so ancora; ma tu mostrerai bene che è vero ciò che tu di’, non ne dubito.
Eutifrone. Ma Sì.
VIII.
Socrate. Badiamo, via, a quello che si dice noi ora: dunque la cosa cara agl’Iddii e l’uomo caro agl’Iddii, è santo; la cosa o l’uomo in odio agl’Iddii, è empio. Or il santo non è la medesima cosa che l’empio, ma tutto il contrario: è vero?
Eutifrone. Vero.
Socrate. E par ben detto!
Eutifrone. Pare! non dicon così?
Socrate. E non dicono anche così, che gl’Iddii han fra loro discordie ed inimicizie?
Eutifrone. Dicono.
Socrate. Ora, o valent’uomo, la discordia quando ci fa inimici e ci fa stizzire? Guardiamoci un poco. Se tu ed io fossimo discordi quanto a un numero se egli è più o meno, che c’inimicheremmo perciò e anderemmo in collera o, facendo i conti, ci metteremmo subito d’accordo?
Eutifrone. Sicuro.