Pagina:Platone - Il Timeo e l'Eutifrone, Acri, 1889.djvu/170


— 162 —

siero non si siano avveduti ch’io, per amore degli uomini, butto con ogni persona lì per lì quel che so, non pure senza paga, ma offerendomi da me a chi mi voglia stare a sentire. Dunque torno a dirti che se, come conti di te, avessero anche di me a far le risate, poco male sarebbe a passarcela in tribunale ridendo e burlando; ma se fan per davvero, niuno, salvo che voialtri indovini, sa dove la anderà a finire.

Eutifrone. Non ne sarà nulla, via; sta’ allegro: e poi di certo tu nella tua lite ci metterai tutta l’anima, come io farò nella mia.

IV.

Socrate. Oh, ve’, hai lite anche tu? ti difendi o accusi? fuggi o insegui?

Eutifrone. Inseguo.

Socrate. Chi?

Eutifrone. Uno che a inseguirlo io ci fo figura di matto.

Socrate. O che tu insegui un che vola?

Eutifrone. Ce ne vuole a volare! è tanto vecchio!

Socrate. Chi è?

Eutifrone. Mio padre.

Socrate. Tuo padre! o uomo dabbene!

Eutifrone. Per l’appunto.

Socrate. Qual è il delitto, quale l’accusa?

Eutifrone. Omicidio.