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è, che quando l’anima, per essere più possente del corpo, è in orgoglio, quello commovendo tutto di dentro, riempie di morbi; e quando ella in alcune dottrine e questioni medita intentamente, lo dimacra; e ammaestrando o vero battagliando in palese o in privato, per le venienti disputazioni e contese affocandolo, sì lo strugge; e flussioni arrecando trae in errore i più de’ così detti medici, i quali riconoscono questi effetti da contrarie cagioni. E quando poi grande e rigoglioso corpo è sposato a mente piccola e inferma, essendo negli uomini due concreati desiderii, quello del nutrimento per il corpo, e quello della sapienza per la parte divinissima che è in noi, soperchiando i movimenti del più forte e crescendo ogni dì, e facendo però stupida l’anima e ismemorata, arrecano il gravissimo morbo ch’è l’ignoranza. Sola salvezza è questa per tutt’e due: nè muovere l’anima senza corpo, nè il corpo senza anima; acciocchè, contendendo essi, riescano a librarsi e a stare sani. Onde il matematico, e qualunque è intento in alcuna mentale operazione, dee procacciare che il corpo abbia suo movimento, facendo ginnastica; e chi è studioso del corpo dee procacciare che abbia ancora l’anima suoi movimenti, giovandosi della musica e della filosofia tutta quanta, se desiderio egli ha d’essere chiamato a ragione bello e buono uomo. E, imitando la forma dell’universo, similmente sono da curare le singolari parti del corpo. Imperocchè, essendo il corpo incalorito internamente o freddato per quel che in esso entra, e per quel ch’è di fuori essendo seccato