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l’anima: la quale, secondo il suo desio naturale sciolta, con suo diletto vola via: perciocchè quello è doloroso, ch’è contro a natura; quello poi ch’è secondo natura, è dolce. E così anco dolorosa, violenta morte è quella ch’è per morbo o ferite; meno penosa poi di tutte è quella che giunge naturalmente per vecchiezza, e più presto arreca ella piacere, che doglia.

XXXIX.

Di che si facciano i morbi, egli è chiaro a ogni uomo; imperocchè essendo quattro i generi de’ quali è organato il corpo, cioè terra, fuoco, acqua e aria, il soperchio loro contro a natura o il difetto, e la tramutazion di luogo, cioè dal loro proprio in uno straneo; e ancora, da poi che il fuoco e gli altri elementi hanno più specie, il pigliare parti ciascun di essi, che non gli convengano1; queste cagioni e le altre simiglianti fanno ribellioni e morbi.

Imperocchè contro a natura generandosi i detti corpi e mutando loro luogo, fassi caldo ciò che prima era freddo, e il secco umido, e il leggiero grave, e il grave leggiero; ricevendo quelli per siffatto modo mutamenti di ogni maniera. Imperocchè, così noi diciamo, solamente se il medesimo viene al medesimo e se ne di-

  1. Perchè di specie diversa, sebbene d'un genere medesimo.