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ndo una natura cognata all’umana, ma con altra forma e sentimento sí ch’ella fosse un altro animale, la piantano: io dico gli alberi e piante e semenze, che al presente fatti gentili per l’agricoltura si sono domesticati con noi; chè prima non ci avea che sole specie salvatiche, le quali son piú antiche che le domestiche. Certo, tutto quel che partecipa di vita si può bene addimandare animale; e questa, della quale noi favelliamo presentemente, partecipa della terza specie di anima, che è allogata fra il diaframma e l’ombelico, la quale non ha niente opinione, nè ragione e intelletto, e solo ha piacevole e doloroso sentimento, con desiderii. Imperocchè la pianta è passionata tuttodí da ogni cosa; ma, volgendosi ella in sè attorno di sè, respingendo il moto di fuori e quello suo adoperando, per questo natura non le concedette di conoscere e considerare i fatti suoi per niuno modo. E però vive e non differisce da un animale, ma stassi radicata e salda, da poi ch’ella è privata di potersi muovere per proprio moto.

XXXV.

I signori nostri seminato ch’ebbero tutte queste specie per nutrimento di noi, loro soggetti, cavarono nel corpo nostro, come si fa ne’ giardini, canali,