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i loro cavalli sfrenati cogliendo le anime alla sprovvista, traendole insieme scelgano e mettano in pratica ciò che il volgo crede una beatitudine, e fatto una volta lo ripeteranno, ma di rado, perchè non tutta l’anima l’approverà. Sicché ancor questi amandosi, vivranno stretti insieme, ma in minor modo di quegli altri, così nel tempo dell’amore come quando l’amore è passato, stimando di aver dato essi e ricevuto la più gran promessa e non esser lecito col fallirla accogliere l’inimicizia nel petto. E quando sono in fine di vita escono veramente le loro anime senz’ali, ma le penne hanno pure tanto quanto incominciato a spuntare, per modo che un certo non piccolo premio pure riporteranno del loro furore amoroso. Perciocché non è già questa la legge che le tenebre o l’andar sotterra debbano toccare a colui che ha già incominciato una volta il pellegrinaggio celeste, ma passare la vita ridente e felice; e quando mettono le ali per ragion di quest’amore, metteranno le ali entrambi insieme.

«Tali e tanti e così sovrumani saranno i beni, o fanciullo, che ti darà l’affetto di un amante; ma il commercio di un uomo che non è amante, temperato dalla circospezione umana, non dandosi pensiero che di beni mortali e miseri, farà nascere nell’anima del suo amico pensieri di quella servilità che il volgo loda come virtù, e farà che quell’anima, come demente,