Pagina:Platone - Fedro, Dalbono, 1869.djvu/70


— 60 —

cose a dire al condottiero, e chiederà qualche poco di piacere in merito di tanti travagli. Ma il cavallo dell’amato non avrà che dire, e gonfio di ardore e non sapendo che si faccia, abbraccerà l’amante e lo bacerà carezzandolo, come la cosa più affezionata ch’egli abbia, e mentre che stanno insieme non avrà forza di negare per parte sua di far piacere all’amante se questo vorrà conseguire alcuna cosa da lui; ma l’altro cavallo del giogo ed il suo condottiero gli oppongono il pudore e la ragione perchè non faccia.

«E quando vincono veramente le parti migliori dell’anima, quelle che ci conducono al vivere sereno ed alla filosofia, essi faranno una vita beata ed in perfetto accordo quaggiù, dominando sè stessi e fatti modesti nel loro costume, col soggiogare quella parte dell’anima loro in cui suol nascere la malvagità e liberare quella in cui sorge la virtù. E quando vengono a morte, rivestite le loro ali, e fatti leggieri, vinceranno una di quelle tre prove veramente olimpiche, della quale nè la umana sapienza, nè il divino furore saprebbero procacciare un maggior bene. Quando al contrario essi vivono in modo più volgare e lontano dalla filosofia, ma che pure si comportino onoratamente, facilmente può avvenire che nei momenti dell’ubbriachezza o di altra loro scioperaggine