Pagina:Platone - Fedro, Dalbono, 1869.djvu/53


— 43 —

mentre bisogna aver coraggio a dire la verità, principalmente quando si parla della verità. Adunque l’Essenza assoluta, come quella che non ha colore, nè figura, nè si può toccare, non può esser contemplata se non per via della intelligenza ch’è la guida dell’anima presso la quale ha sua dimora la conoscenza del vero. Or bene, poiché il pensiero degli Dei si alimenta d’intelligenza e di conoscenza pura, e così ancora ogni anima la quale va in cerca di ciò che le conviene di abbracciare, contemplando dopo un gran tempo l’Essenza, se ne rallegra e riguardando la verità se ne nutrisce e gode infino a che il suo giro rivolgendola non la riconduca allo stesso punto. Ed in questo suo tempo di rivolgimento osserva la giustizia, ed osserva la temperanza e la scienza; non quella scienza a cui è inevitabile il nascere e morire, nè quella che è diversa secondo che risiede in un oggetto diverso, di quelli che noi chiamiamo esseri, ma quella scienza che risiede in ciò che è l’Essere assoluto. E così dopo aver considerate tutte le essenze ed averne fatto suo nutrimento, rientrata da capo dentro del cielo, ritorna a casa; e com’ella giunge, il cocchiere dopo aver posto i cavalli alla mangiatoia, pone loro innanzi l’ambrosia e dà il nettare a bere.

«Ed ecco qual è la vita degli Dei. Ma delle altre anime quella che segue ed imita il Nume in un modo