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molte cose, mentre sono la più parte ignoranti; e saranno fastidiosi a quelli che trattano con loro, che invece di esser sapienti, avranno la sola apparenza.
Fed. O Socrate, tu sai, quando vuoi, raccontar facilmente di queste storie egiziane o di qualunque altra gente.
Socr. Quelli del tempio di Giove in Dodona dicevano che i primi discorsi fatidici uscirono dalle querce, sicché agli uomini di allora, non essendo sapienti come siete voi uomini di oggi, nella loro semplicità bastava udire una quercia o una pietra che dicesse la verità; ma a te pare che importi di saper chi sia colui che parla e di che paese, perchè tu non guardi solamente al detto se è vero o falso.
Fed. Tu mi rimproveri con ragione, e in quanto alla scrittura mi pare che dicesse bene il tebano.
Socr. Colui dunque il quale crede di lasciare un arte affidata alla scrittura, o colui che la raccoglie in essa come trovasse qualche cosa di chiaro e di solido, è veramente un uomo di gran semplicità, nè conosce l’oracolo di Aminone quando pensa che i discorsi scritti sieno utili a qualche altra cosa più che richiamare a memoria di chi già sa, le cose delle quali parla lo scritto.
Fed. Tu dici perfettamente.
Socr. Perciocché, o Fedro, questo è il male della