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Socr. Considera dunque intorno alla natura che cosa dicano Ippocrate e la retta ragione. Non si deve egli in questo stesso modo considerar la natura di qualunque sia cosa? voglio dire se in primo luogo sia semplice o di più specie quello di cui vorremo esser dotti noi stessi, o render tali gli altri; dipoi, posto ch’esso sia semplice, bisogna che si consideri la sua potenza, e che cosa per sua natura possa operare sugli altri o patire dagli altri. Ma, se poi sia di più specie, bisogna annoverarle, e così considerare in ciascuna specie, come sola fosse, che cosa sono, per natura sua, le sue qualità attive e passive.
Fed. Così pare, o Socrate.
Socr. In qualunque modo l’uomo vada fuori di queste vie, sarà come un camminare da cieco; ma egli è fuori dubbio che colui il quale tratta secondo l’arte una cosa qualunque, non sarà mai chi voglia paragonarlo ad un cieco o sordo; anzi è chiaro che se alcuno insegni l’arte oratoria, dovrà mostrare con lucidezza la vera natura di quello sul quale le orazioni esercitano l’opera loro; e questo è l’anima.
Fed. E come no?
Socr. Sicché la prova da farsi ha riguardo tutta intera all’anima, perchè lo sforzo del persuadere è rivolto all’anima; non ti sembra forse così?
Fed. Così, certo.