Pagina:Pitrè - Canti popolari siciliani I, 1891.djvu/88

62 CANTI POPOLARI


e di sarcasmi; per lo più ogni cosa finisce con una buona riconciliazione, stimolo a nuovo e più intenso amore. Nondimeno se tal rappaciamento non avviene, e’ si va più in là che non si stimi, imperciocchè di sua natura il Siciliano è così fatto, che se qualcuno presume di destarne in una maniera qualunque la suscettività o di macchiarne l’onore, e’ gli fa a caro prezzo pagare la pena di sua maldicenza. E la pena sciaguratamente sorpasserà i limiti di quel decoro ch’egli non s'attentò mai di violare. Ecco pertanto venir fuori la poesia oscena, la quale se ti dà brutto per brutto, a differenza di quasi tutti i proverbi, che nella lor forma sdrucciolevole racchiudono quasi sempre una morale integra, credesi efficace nel ritrarre anche da questa parte il cuore del nostro isolano. Questa poesia distinguasi pure, se piace, in quella che, figlia dell’avversione, è una serie di allusioni più o meno sconce e disoneste, che gettano il vitupero sulla povera donna, e nell’altra che, tutta voluttà, solo pascendosi di senso, ad altro non mira che al soddisfacimento di brutali passioni; essa, questa poesia, avrà non minore importanza della poesia gentilissima finora esaminata. La gentilezza è un sentimento assai meno naturale e molto posteriore, quando invece la compiacenza delle cose svelate è più spontanea, e forse più vera. E con tutto ciò, io non vorrò rimuovere il velo che cuopre questa poesia, buona solo a conoscersi da que’ filosofi che intendono allo studio dei nostri costumi e del nostro sentimento; nè altri, son io d’avviso, potrà farlo a fidanza e col buon successo degno