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STUDIO CRITICO SUI CANTI POPOLARI 53


Sutta la me finestra chi faciti?
Chistu ’un è locu di pigghiari ucchiati1.
’Un sèrvinu, gnirnò, li vostri riti:
Cc’è magghi rutti, cc’è punti scappati:
Lu megghiu chi faciti vi nni jiti,
Tempu pirditi, e pisci nun pigghiati.

Del quale rimprovero misto ad esplicita ripulsa l’amante non si arreca gran fatto: egli lo apprende qual. elemento quasi necessario all’amor suo; anzi cerca questi impedimenti che danno alacrità, questi rifiuti che germogliano dalla passione; senza de' quali, che è difatti l’amore se non vano trastullo?

Ferito che abbia una volta, amore fa nascere nuovi sospiri, che un dì più che l’altro s’accrescono, e in ogni cuore trovano alimento: quindi ardore novello serpeggia nel petto dello amante, che di caldi baci vorrebbe saziarsi. Un bacio gli lascia il miele sulle labbra, lo calma se adirato, il riconforta a sperare se disperato, il guarisce se infermo, lo risuscita se morto, lo strappa dalle gole dell’inferno se dannato, aprendogli i gaudii del paradiso; potente catena d' amore, senza di cui non c’è amor vero, come albero non può esservi senza foglie e senza frutta.

Amore vuol cantare, e chi lo sente è poeta; il canto è sfogo, e lo amante ha bisogno di sfogare per uscire d’affanni; il canto rivela gioie e dolori, e dolori e gioie si alternano in chi ama. Al limpido lume della luna, in una beata sera d’estate, quel canto si leva armo-

  1. Ucchiata, pesce, sparus melanurus di Linn., ma qui ha l'altro significato di guardatura amorosa.