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STUDIO CRITICO SUI CANTI POPOLARI 31


Ciuri, fiori, son detti in Palermo gli stornelli da due a tre versi, che ne’ dintorni udii più volte chiamare nuvelli, ciuretti in Bagheria, in Ficarazzi muttetti.

Questa voce muttettu, diminutivo di muttu, motto, ritiene tuttavia il medesimo valore che si ebbe in origine, e rappresenta insieme con lo strambottu la più antica forma della poesia popolare italiana. La quale, stando a quel che ne dice il Trucchi, dava al motto o a’ mottetti riuniti ed accoppiati (che pure si chiamavano cobbole o cobboletti) presso a poco l’eguale significato che hanno oggi di strofette: dove, quinario il primo verso, esprimente l’invocazione, è endecasillabo od ottonario il seguente od i seguenti, che ne’ mottetti, intesi come s’intendono in Ficarazzi e in Palermo, importano detti epigrammatici, argute sentenze, pronte e spiritose risposte: il che si può vedere da questi due:

  E di lu mari!
Unni l’amuri cc’è l'obblicu pari.

  Ossu varcocu!
Su’ cu mia, su’ cu tia, su’ ccá, su’ ddocu1.


    n. 3, colla data, dell’ottobre 1328, così si legge di un famoso cantatore di quei giorni: «Ed era cosa da sentire la voce del cantatore (in un sollenne notturno), che l’aveva argentina e tonda, e sapeva la mota di una grande quantità di canzoni e storie. Ogni muttetto o storia che cantava gli davano due tarì (cent. 85 di lira) e campava con questo mestiere buscando più di onza una (lire 12,75) e di quaranta tarì la volta. Credono la gente che questo Benedetto Randazzo è un mago infatato, perchè sa tutti i fatti di centinara d’anni addietro, e conta certe storie di certi luògora, che li sa esso solo. Ma ciò non lo credo io, che ho letto tant’altri fatti, nei libri.»

  1. Osso (nocciuolo) d’albicocca! Io sono con me, sono con te, sono qui, sono costì (cioè, con te, con l’amata).