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STUDIO CRITICO SUI CANTI POPOLARI 21


poco a poco napoletani, toscani, lombardi, veneti, come i francesi potrebbero diventare spagnuoli, portoghesi ecc., senza perdere lo stampo primitivo. Son dei fiori, i colori dei quali variano leggermente se trapiantati fuori del suolo natale, son degli ospiti, che s’invitano al focolare della famiglia dopo di averli vestiti d’altre vestimenta. Così nel medio evo i poemi del ciclo de’ Carolingi, di Arturo e di Saint-Graal fecero il giro d’Europa1. Così la canzone che i popoli settentrionali d’Italia cantano ed intendono sotto il titolo di Donna lombarda, la quale narra la tragedia seguita a Ravenna l’anno 573 dell’era volgare per opera di Rosmunda regina de’ Longobardi, passando di paese in paese è già divenuta monferrina nel Monferrato, comasca in Lombardia, veronese, veneziana nel Veneto ecc. Così il frequente approdo delle navi pisane e, più che questo, le compagnie toscane che militavano nel campo dell’Angioino e le siciliane accorse per opera di Manfredi alla giornata memoranda di Montaperto, popolarizzarono in Toscana la canzone dello assedio di Messina nella guerra del Vespro, che i Messinesi dimenticarono, e Malespini e Giovanni Villani ebbero cura di tramandarci2. Nè altrimenti è da dire dell’altra sul caso miserevole di Lorenzo e

  1. Chants populaires du Nord, traduits en français et précédés d’une introduction, par X. Marmier, p. 36. Paris, Charpentier 1842.
  2.   Deh! com’egli è gran pietate
    Delle donne di Messina
    Vedendole scompigliate
    Portar pietra e calcina,
    Iddio dia briga e travaglio
    A chi Messina vuol guastare.