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STUDIO CRITICO SUI CANTI POPOLARI 13


fini, ridendosi de’ gabelloti che nol possono graffiare; e compie una vera corsa trionfale, che dura più o meno secondo che presto o tardi surga un’altra canzone a detronizzarlo, e quando questa trionfa, esso cede subito il posto ed entra nella eletta de’ canti che formano il patrimonio comune, ed i quali, sebbene non abbiano il fanatico omaggio della novità, vengono sempre custoditi con amore, tramandati con precisione, ripetuti con suprema dolcezza„1. Questa la miglior risposta che possa darsi a chi abbia vaghezza di conoscere gli autori de’ nostri canti.

Però altrimenti, e non so con quanta ragione, avvisava testè uno scrittore di Napoli, V. Imbriani, tanto diligente raccoglitore quanto acuto illustratore de’ canti popolari; dei quali una raccolta ricchissima in tutti i dialetti d’Italia ci promette2. Siami lecito d’intrattenermi un poco della sua opinione sul proposito.

  1. Righi, Saggio cit. — «C’est une chose prodigieuse que la facilité avec laquelle voyage la poésie populaire. Alerte et court vêtue comme Perrette, elle fait un chemin enorme malgré tous les obstacles; montagnes, fleuves, rivières et, chose incroyable, changements de langue, rien ne l'arrête. Elle passe les Alpes aussi facilement que les Pyrenées; elle va du Piémont à la Normandie, de la Bretagne à Venise, de la Picardie à la Provence...». De Puymaigre, Chants populaires recueillis dans le Pays Messin, preface, pag. XI. Metz, Rousseau-Pallez 1865.
  2. Una parte, e non iscarsa, di essa la diede fuori insieme con Antonio Casetti nella collezione del Comparetti e del D’Ancona: Canti e Racconti del popolo italiano, sotto il titolo: Canti popolari delle Provincie meridionali, vol. I, 1871; v. II, 1872. Torino, Loescher. Altre sue raccoltine si hanno in una dozzina di opuscoli pubblicati