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I. I canti popolari

e il popolo siciliano ne’ suoi canti.


A’ canti del popolo italiano in genere molto si è pensato in questo secolo, giacchè pel passato pochi fecero attenzione alle caste ispirazioni di esso, che quanto meno presume tanto più sente, quanto meno comprende tanto più riesce naturale e disinvolto. Tacendo di Cesare Cantù, che trent’anni addietro richiamava l’attenzione de’ letterati sul popolo; e del Giannini, del Visconti, del Sebastiani e del Carrer, i quali presentarono bei saggi di canti popolari di Toscana, di Marittima e Campagna, dell’Umbria e di Venezia; Niccolò Tommaseo ne pubblicava quattro volumi di toscani, corsi, illirici, greci con note, postille e succose introduzioni; de’ quali dieci anni prima un saggio aveva dato nell’Antologia del Vieusseux. “Poca favilla gran fiamma seconda:„ e, sebbene ad intervalli, pure con frutto migliore di quello che sarebbesi potuto aspettare, dalle Alpi a Messina fu gara continua di ricerche, di pubblicazioni, di studi più o meno diligenti, più o meno severi su questo tesoro sempre vecchio e sempre