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STUDIO CRITICO SUI CANTI POPOLARI 167


  Diavolo grando, paron de l’inferno,
Fami una grazia che te la domandoː
I Nicoloti te li recomando,
E i Castelani porteli a l’inferno.

Nominando i Castellani e i Nicolotti di Cannareggio sorge spontanea la seguente distinzione, cioè che in Castello, luogo abitato da marinai, prevalgono gli accenni del mare, mentre di laguna fanno ricordo quelli di Cannareggio1.

V’ha una canzone, il cui principio è in lode di Angelo Emo; un’altra parafrasa il proverbio veneto Roma, caput mundi, Venezia secundi, traendo argomento di lode per la regina dell’Adriatico dalle sue immutate condizioni topografiche e religiose; ed è questa:

  Roma xe granda, e xe Venezia bela;
Roma xe santa, xe Venezia bona,
Ma Roma no xe stada sempre quela,
Xi ben Venezia sempre egual matrona;
  Ga Roma fabricà Romolo e Remo;
Venezia Amor, vegnudo a vela e remo.

In alcune barcalore si celebrarono un tempo le vittorie sopra i Turchi; beffarde canzoni si sparsero quando Paolo V scagliò l’interdetto sopra Venezia.

Che è di speciale ne’ canti del Friuli? Non so: questo so bene, che da’ trecento pubblicati, ne’ quali scarsissimi quelli in lode di bellezze donnesche non meno che i morali, i sentenziosi, gli storici, i sacri ecc. Il

  1. Vedi nella Rivista di Firenze del Vannucci (an. 1, n. 12, gennaio 1858) un articolo di A. D’Ancona sui Canti popolari veneziani raccolti da A. Dal Medico.