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STUDIO CRITICO SUI CANTI POPOLARI 163


giovanotti che vogliono fare all’amore senza un quattrino in tasca, vi sta benissimo. Poi vanno in canzonella i servitori, tirchi e ghiottoni, i mugnai, ladri e giocatori a carte, i vedovi, i filatori, i tessitori, che come I fornai siciliani non hanno tanto da far cantare un cieco. Gentilissime quanto i toscani rispetti, a mo’ de’ quali ripetono il pensiero dei versi precedenti, le mattinade, le quali differiscono dalle canzonete (vere arie siciliane in istrofe di settenarî); e questa, che richiama alla mente una canzuna siciliana, è malinconicamente bella:

  O rondinela, che dal mare viene,
Pòrteme nova del mio caro bene;
  Pòrteme nova se l’è morto o vivo,
Se l’acqua de lo mar me n’esse privo1;
  Pòrteme nova se l’è vivo o morto,
Se l’acqua de lo mar me l’esse tolto.

Nelle storie qualche accenno storico si trova del Papa e della Francia, che nelle altre poesie, pur ritornano in campo: e Francia, terra di conquiste e di avventure amorose, ha un re, i cui figliuoli sono sempre sulla scena. Queste storie vestono la forma delle romanze spagnuole, e quindi endecasillabi, decasillabi o settenarî rimati a due col solo tronco, od a terzetto con uno piano libero e due tronchi rimati. Altri disse correr popolari nel Veronese strambotti simili alle sfide siciliane; di canti politici antichi neppur uno; non iscarse le laudi spirituali.

  1. Me n’esse privo, me ne avesse privato.