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STUDIO CRITICO SUI CANTI POPOLARI 161


dato. Nei canti campagnuoli la madre vuol dare la figlia ad un calzolaio, ad un fabbro ecc., e così ne nasce una spiritosa satira di tutti i mestieri.

I matrimonî con vecchi son ragione di scherno; frati e monache sono oggetto perpetuo di vilipendi e di bizzarrie. Come in Toscana il maggio, così nel contado Milanese si suol celebrare il gennaio, andando a torme i giovani e le forosette a cantarlo sulle alture; antica costumanza che il Cantù ricorda vietata dal Concilio romano del 743, al can. XI.

Prima che la Rivoluzione venisse ad occupar di cose più serie, era in Milano una lieta brigata, che in carnevale mandava attorno una mascherata, detta la facchinata, ove ricchi e negozianti travestivansi da facchini e da montanari, e sonavano e ballavano con versi da ciò. Di questi versi molti sono scesi fino al popolo e vi son rimasti, spontanei certo, gai, epigrammatici, ma che non possono far ritratto della vita di quel contado1.

Risalendo verso il Lago di Como ci incontriamo in molti canti e canzoni romanzesche, comuni a tutto il milanese.

La famosa Donna Lombarda, che si sente nel Canavese, nel Monferrato e in Milano, ve la trovi non dissimile da quella che troverai a Verona e fuori d’Italia. Le storie della povera Cecilia, della bella Molinara, della Rosettina della Figlia disobbediente ecc., vi

  1. Discorsi ed Esempi in appoggio alla Storia Universale di Cesare Cantù, n. XXXVII: Della canzone e della poesia popolare, § Canti degl’Italiani.