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STUDIO CRITICO SUI CANTI POPOLARI 131


ebr.), oggi erroneamente usata a significar malandrino, facinoroso, mafiusu, esprime ciò ch’esprimeva all’epoca bizantina, cioè mastru di chiazza, dubitatu (deputato), ufficiale annonario o delle grasce.


XI. Usi e costumi. Scienza Popolare.
Concetti allegorici e simbolici.


Non questo solamente deve guardarsi ne’ canti; perchè, osservandoli attentamente, vi si trovano ascosi tesori inestimabili. Il canto è altra sorgente di tradizioni rivelando, nello stretto significato del vocabolo, costumi ed usanze particolari.

Rileggendone qualcuno, vengono in campo cotesti ricordi, che, come ognun sa, possono, se bene indovinati, se applicati con assennatezza, farsi ausiliari della storia. Mi restringo a pochi esempi, che varranno per tutti, e noto che quando le materne labbra dànno l’affettuosa benedizione all’anima del figliuolo, che dalle pene del purgatorio attende il giorno della luce, benedizione estesa

Sinu a lu vancu e a lu duluri amaru,
E la cannila ca pr'iddu addumaru;

è chiaro che qualche uso viene a richiamarsi; e l’uso è appunto quello del vancu, specie di seggiola a braccioli mobili, ora quasi dimenticata in Palermo ma non in Sicilia, nella quale adagiavasi la donna soprapparto; e l’altro, che la moderna igiene ha abolito o si sforza di abolire, del bruciamento del cordone ombellicale del neonato, per mezzo d’una candela. (E la cannila ca