Pagina:Pitrè - Canti popolari siciliani I, 1891.djvu/128

102 CANTI POPOLARI


E questo Guglielmo, che pure ricomparisce nelle leggende popolari, è caro il vedere come dagl’inizi del suo regno sappia colle buone leggi infrenare i pessimi costumi dei suoi, sudditi, già per lunga servitù snervati e corrotti. Egli decreta, pena la morte, che nessuna donna ardisca giammai romper fede al marito violandone il letto: Si maritus uxorem in ipso actu adulterii deprehenderit, tam uxorem quam adulterum occidere licebit, nulla autem mora protracta1; il qual bando cavato dalle Costituzioni Siciliane edite da Melkel, volgarizzato e parafrasato nel seguente canto, rafforza la supposizione del La Lumia, che esse Costituzioni (le seconde) fossero state compilate non sotto Guglielmo il Malo, com’ebbe a credere Melkel, ma sotto Guglielmo il Buono, di cui, a preferenza che del primo, serbasi cara memoria in tutto il popolo siciliano2:

  Tràsinu li galeri ’ntra Palermu,
E portu portu vannu viliannu:
Ora ch’è ’ncurunatu Re Gugghiermu
Pri li donni ’nfìdili ha fattu un bannu;
Voli ca ogni amanti stassi fermu,
Guai a cui ’n’attenni a stu cumannu!
Donni ’nfidili, di lu Re Gugghiermu
Morti e galera amminazza lu bannu.


    esiste: tutto è occupato di orti e vigneti, e si può solo discernere il circuito di tutto il giardino restando massima parte de’ muri; al presente non resta altro che il palazzo e pochi vestigi dell’antico muro del giardino e parte dell'escavazione del bacino che formava la peschiera»,

  1. Constitut. Sic. lib. III, tit. 8: De violatione thori, § 2.
  2. Storia di Sicilia sotto Guglielmo il Buono, per Isidoro La Lumia. Firenze, Successori Le Monnier 1867.