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STUDIO CRITICO SUI CANTI POPOLARI 101


e l’amata risponde:

— Sugnu ’ntra li jardina di Palermu,
’Ntra lu palazzu di Sò Maistati,
E cu' mi vattiò fu Re Gugghiermu,
ch’è ’ncurunatu di tutti tri Stati;

chi non vede un canto de’ tempi di Guglielmo II, che tenne in governo la Sicilia, il Ducato di Puglia ed il Principato di Capua, da’ quali s’intitolava ne’ suoi atti? Dove sono più que’ pomati giardini, di cui la fama non solo colpì la fantasia del marinaio ligure1 ma anche attrasse l’attenzione del Boccaccio, che li celebrò nel Decamerone2 ed ebbe più tardi un ricordo di T. Fazello3?

  1. Vedi a pagina 22 il canto ligure che incomincia: Dund’i sèi s’teta, Rösa quest’invernu.
  2. Giornata V, novella VI.
  3. Ecco in qual modo ci descrive questi giardini detti della Cuba com’erano a' tempi suoi, cioè nel secolo XVI: «Era aderente al palazzo fuori le mura della città dalla parte di occidente un parco reale, ossia un circo di quasi due miglia di circuito, entro il quale erano orti e giardini di ogni sorta di alberi inaffiati di acqua, e gli alberi di alloro e di mirto spargevano soavissimo odore. In mezzo a quel parco dall’ingresso sino all’estremità era un portico larghissimo, formato di cappellette rotonde coperte al di sopra, ed aperte nei lati per le delizie del re, una delle quali resta intiera fìnoggi. In mezzo a questo portico era una vasta peschiera di grosse pietre quadrate di meravigliosa doppiezza, dove guizzano i pesci; si conserva oggi intatta e mancano i soli pesci e le acque. Sovrastava alla medesima come oggidì il palagio per il sollazzo del re: nel cui vertice si vedono delle lettere saracene, che non mi è riuscito d’aver avute interpretate. Da una parte di questo giardino si trattenevano degli animali da dilettare la vista e soddisfare il palato del re. Oggi nulla