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96 CANTI POPOLARI


quam factis pollens, ed il ricordo delle famose ribellioni di Messina nel secolo XVII; e certe allusioni non prive di curiosità. Così conoscerai perchè

Trapani campa cu ll’armi a li manu,

Trapani il cui mare è tempestato di coralli, abbondantissimo di sale, ma un tempo pericoloso per le scorrerie turchesche della costa d’Africa; ed imparerai ad apprezzare le rare bellezze delle giovani di Monte S. Giuliano, degne eredi delle greco-sicole Ericine, superiori alle Favaresi:

  A Favara biddizzi cci nni sunnu,
Ma a li Muntisi aggualari nun ponnu;

anzi alle belle tutte del paradiso. E Carini, la vetusta Icari1, per canto di poesia: e Mineo, la patria di Du-

  1. È noto che una delle Icari fosse stata la patria della famosa cortigiana Laide; della quale, ricercando io nell’anno scorso (1867) qualche tradizione del popolo carinese, ebbi raccontata questa da un campagnuolo: «La Bedda di Liccari, la più bella donna di questo mondo, abitava un paese vicino al mare; un giorno vide approdare un bastimento e scenderne molta gente guerriera, che assaltò Liccari, e gli diede il sacco e il fuoco. Gli abitanti parte fuggirono, parte rimasero morti, parte prigioni, ma la Bedda di Liccari, in grazia della sua straordinaria bellezza, fu salva; tanto che a breve andare, sotto la protezione e coll’aiuto di que’ forestieri, potè fondare una nuova Liccari a un miglio della precedente[Questa leggenda fu poi da me pubblicata nelle mie Fiabe, Novelle e Racconti, v. IV, n. CCV. (Nota della pres. ediz.).]. Fra gli altri particolari dell’eccidio il campagnuolo aggiungeva di aver sentito una canzone ov’era accennato il caso, ma di non sapersene ricordare.