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STUDIO CRITICO SUI CANTI POPOLARI 79


manca del suo aiuto ne’ travagli, che gli rinverde la speranza, vengono i giudizi fallaci di coloro che sudano a piantarlo sulle carrucole del progresso, e di credente e divoto volerlo mutare in libero pensatore. Ai quali vorrei consigliare che si mettano in mano il canzoniere nostro per vedere se sia prudente lo insistere su questo punto con tanta copia di canti religiosi, ai quali possono appena tener fronte i moltissimi profani. Anche la Sardegna va lieta di consimile abbondanza, e lo Spano, oltre a una bella collana di poesie popolari sacre, ancora un’altra ce ne promette. Presso noi, questo canzoniere sacro, tutto di laudi, orazioni, leggende, celebra così 1’eterno trionfo de’ Celesti, come i fatti eroici di que’ primi cristiani che, accesi in vita di zelo divino, godono oggi l’onore degli altari; inneggia a Dio, Creatore dell’universo, ma non tanto quanto a Maria, sospiro d’ogni petto. La teologica iperdolía si converte in latría cantando di Lei, cui non è laude che basta, nè parola che giunge a ritrarre. Ogni paese mette a cielo un suo santo patrono, che è sempre da più di quello del vicino paese; ed il panegirico la pretende a tanto, che qualche volta Dio deve andarsi a riporre, quando non iscende uno scalino di sotto alle anime purganti o alle anime de’ corpi decollati; alle quali, a costo anche di dare un tuffo nel superstizioso siccome avviene alla giornata, serbasi venerazione che confina con la idolatria. Anzi fra noi la poesia è andata tant’oltre, che di siffatti mostri della società non ha temuto, per soverchio fervore, di far santi e beati pel cielo1,

  1. In Paceco, paesello in quel di Trapani, è vivissima la devozione