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78 CANTI POPOLARI


Mi vôtu, mi giríu, su’ sempri ’mpizzu,
Veni la Morti, la strinciu, e l’abbrazzu!...1.

E questa è poesia sublime fin nella rima, fin nella assonanza!

VII. Religiosità, superstizione, morale.


Che il popolo sia credente, nessuno vorrà metterlo in dubbio; che poi il siciliano sia religioso fino allo scrupolo, fino alla superstizione, è tal fatto che non ha bisogno di prove. Penetrate nell’abituro d’un campagnuolo, nel tugurio di un povero artigiano, in una barca di pescatori, ne’ giorni d’inverno, in sul far della sera, voi troverete quelle buone famigliole affettuosamente raccolte, voi udirete il crepitio de’ loro fuochi confuso coll’umile preghiera, col rendimento di grazie a Colui che le sostenne per l’intiera giornata. Dallo sconoscere questo cuore del popolo, pel quale sarà sempre un bisogno il culto di quella religione che gli cresce l'animo nelle avversità, che non gli

  1. L’altro canto simile edito dal Salomone-Marino, n. 590, (se la paternità non falla) è di Litterio Brigandì messinese, prof. di umane lettere nell'abolito Collegio di Palermo (vedi Nuova scelta di rime siciliane, p. CLXVIII):

      Sugnu ’na petra jittata ’ntra un puzzu,
    Pocu ci voli a divintari pazzu,
    Sempri a lu muru la quartara truzzu,
    Sempri mi trovu ’ntra un novu ’mbarazzu;
    Digirisciu lu ferru comu un struzzu,
    L’animu è granni e debuli lu vrazzu,
    Viju assai, parru picca, mi minuzzu,
    Vurria fari gran cosi e nenti fazzu.
    (Nota della pres. ediz.).