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infruttuosi fiumi di sangue; moltissime costituzioni. Nell’anno 1848 le abbiamo vedute soffocate in fasce da’ principi medesimi che le avevano concesse e giurate.
Non è l’Inghilterra eccezione a questa regola generale; le sue grandiose apparenze non fanno che nascondere le cancrenose piaghe di quella società. Ora che scrivo, il governo inglese è una piramide alla cui cima pochi sessagenarii si ripartiscono le cariche dello stato, più sotto un congresso parteggiato non da principii politici, ma dal credito personale di quelli, quindi gli elettori, commercianti ed industriali che mercanteggiano eziandio il loro voto; alla base infine una plebe ignorante e misera oltre misura. Se meno che altrove hanno luogo nell’Inghilterra gli arbitrii del governo, ciò dipende dall’indole pacifica di quel popolo, dalle tradizioni di alcune leggi, che l’avvicinano ad una repubblica aristocratica più che ad una monarchia.
Inoltre la monarchia costituzionale è corruttrice per eccellenza, è un armistizio segnato fra i principi ed i monopolisti, in danno dell’onestà. Il dispotismo non cerca l’appoggio della pubblica opinione, la nazione soffre e tace, ma non mentisce; il governo costituzionale ha bisogno del plauso e dell’approvazione di pochi per opprimere i molti; la compra, e l’approvazione e le lodi si trasformano sotto tal governo in merci. Di qui l’ignobile e puerile schiera de’ soddisfatti ad ogni costo, che si atteggiano, parlano, scrivono, lodando sempre, come se fossero davvero liberi cittadini, e le loro opinioni avessero peso nelle determinazioni governative. Vantano i loro dritti e la loro libertà che riducesi al dritto ed alla libertà di applaudire al governo. Tra costoro, quelli che sono venduti materialmente rassomigliano a quei fanciulli i quali con elmo di carta, e spada di legno credono rappresentare Scipione o Marcello.