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nel lento incrudelire, frusto a frusto consumavano fra tormenti atrocissimi la vittima dei cristiani.

Ne’ sacrifizii degli antichi l’aria risuonava dei canti dell’inneggiante e devoto popolo, ed era profumata dalle nuvole di fumo che s’innalzano dai brucianti incensi. Fra cristiani invece, veniva percossa dalle strida acutissime della vittima, ed appestata dal lezzo insopportabile di carni lacerate ed arse, E quindi i principii, i misteri, gli attributi degli dei, i riti, i sacrifizii, tutto insomma rivela un popolo generoso, e nel cristianesimo un popolo codardo e servo.

Fin qui della religione.

Ora diremo de’ sacerdoti. Ogni eroe fu sommo sacerdote nella propria famiglia e fra i suoi clienti. Formati i vichi, i paghi, le città, la concione dei forti, spesso non potendo occuparsi delle cose divine concernenti il pubblico culto, delegò altri a compiere tali ufficii, ma costoro con tali facoltà acquistarono ben presto un grande ascendente sulla credula moltitudine, e l’aristocrazia si vide osteggiata, contrappesata dalla teocrazia; onde la lotta fra queste due caste, che si disputavano la sovranità. Uno dei fatti più antichi, che ci rammenta questa lotta accanita, è l’esterminio che Nob fece d’Achimelech con altri ottantacinque sacerdoti. E le mille volte presso i celti incalzati dal fulmine, brando de’ prodi aristocratici, i tremanti sacerdoti dovettero riparare nelle caverne.

In Italia l’aristocrazia prevalse presso i Magno-Greci come presso i Romani, i Numi obbedivano alla suprema podestà dello Stato.

Le medesime vicende si riscontrano nel cristianismo. Surto in uno stato già costituito, fu al principio indipendente dal governo. Come fra i vichi ed i paghi della primitiva barbarie il capo era sommo sacerdote, così ogni villaggio, ogni città de’ primi cristiani elesse un