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Concludiamo: la moderna società trovasi in quel punto fatale d’onde le antiche hanno rapidamente declinato. Ma facendo qualche considerazione sulle condizioni di quelle, vi osserviamo una grande differenza in confronto delle attuali. Il popolo è misero come l’antico, ma non come quello parteggiato da’ ricchi e legato alle loro persone; il prestigio di cui godevano gli oppressori più non esiste; le questioni sulle riforme, vaste, nette, non vaghe ed oscure come le antiche — esse dall’astrazione di pochi cominciano già a diventare idee pratiche, sentimento di molti; facili gli armeggiamenti, la trasformazione del cittadino in guerriero facilissima, prontissima; per nemici i soli eserciti permanenti, popolo anch’essi; e però può sperarsi che la società non declini, ma ascenda all’era della libera associazione, scorrendo così un’orbita più vasta di quella percorsa dai popoli che ci hanno preceduto.
IV. — Discorremmo come i varii rivolgimenti trasformino la società, ed illuminati da fatti delle moderne condizioni e relazioni degli uomini, abbiamo sospinto lo sguardo nell’avvenire. La religione fra coteste vicende molto opera, ma pochissimo le modifica; quindi preferiremo per semplicità separatamente discorrerne.
La religione è un effetto dell’ignoranza e del terrore; l’uomo deifica ogni forza ignota che lo spaventa, e personifica coteste forze dando loro le proprie forme, le proprie passioni; quindi mutano i costumi, e gli attributi de’ Dei al cangiar de’ costumi dei popoli.
I primi numi furono i reggitori di quelle forze che la natura manifesta nel suo tremendo corruccio, e cotesti numi così possenti la sconvolgevano, al credere di stupidi ed attoniti mortali, per muover guerra all’uomo. Di qui la credenza di averli offesi, il desiderio di placarli, e siccome la sola vendetta accheta l’uomo sdegnato,