migliorare le sue materiali condizioni? Chi negherà che libertà, patria, diritti, siano vani nomi, amare derisioni per costoro, dannati in perpetuo dalle leggi sociali alla miseria ed all’ignoranza, inerenti al diritto di proprietà come l’ombra ai corpi? Perchè amerà la libertà della persona, del pensiero, della stampa colui che non ha mezzi onde esistere, che, per ignoranza, non pensa e non legge? Sorrideva Metternich quando i sovrani spaventavano della quistione politica; il suo arguto ingegno scorgeva che la vittoria era certa pel dispotismo, finché la quistione non diventasse sociale. Ed oggi chi non vede che la quistione sociale comincia a prevalere alla politica? Gli stessi uomini tenacemente ristretti fra le antiche idee sono loro malgrado obbligati a concederle qualche pensiero, qualche frase. Non era la quistione sociale che scriveva nel 33 sulle bandiere dei ribelli di Lione: Vivere travagliando o morire combattendo? Non era la quistione sociale quella a cui Cavaignac nel giugno del 48 rispondeva a colpi di cannone? E le associazioni che si creano, appena ne hanno facoltà quasi istintivamente non accennano forse a cotesto avvenire? E l’indifferenza con cui il popolo francese mirò violata la costituzione dello stato, arrestati i suoi rappresentanti, diroccato il palazzo dell’assemblea, non dice chiaramente che egli sperava con la repubblica migliorare le proprie condizioni, e, rimasto deluso, non trovò ragione sufficiente per difenderla contro l’Impero? Sono scorsi quasi due anni dacché ho scritto queste pagine, al cominciare del 1856; con mia soddisfazione posso aggiungere nuovi fatti in conferma del mio asserto. Ora che le dottrine socialiste più non si manifestano, ora che i dottrinanti d’ogni colore predicano l’assurda concordia de’ partiti contro il comune nemico, il socialismo s’eleva alla pratica, è l’aspirazione di una società secreta, la Marianna.