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dal mondo esteriore; sono questi i propugnatori degli interessi che prevalgano, difensori delle classi che predominano, nascondendo sempre il male, sotto le apparenze del bene; — sono gli ottimisti. Queste due schiere nemiche possono dirsi il genio del bene e del male dell’umanità; quelli rappresentano il moto, la vita, questi, l’immobilità, la morte; sono due pleiadi che precedono sempre le grandi crisi sociali; una tramonta a misura che l’altra sorge sull’orizzonte. Queste due schiere nemiche vengono, fra i moderni, chiaramente rappresentate dai socialisti e dagli economisti, e noi ci faremo ad esporre per sommi capi la lotta che tutt’ora fra loro si combatte.
Tutti i riformatori osservando la cattiva ed ingiusta distribuzione delle ricchezze in una società che pretende di esser libera, cercano un mezzo acciocché essa venga ugualmente ripartita. Le idee di Campanella, nella Città del Sole, di Cabet nell’Icaria, le teorie di Owen, di Louis Blanc tutte si propongono lo scopo di creare una forza estrinseca, artificiale, la quale presieda alla divisione delle ricchezze. Carlo Fourier, superiore a tutti, rinviene questa forza nella natura stessa dell’uomo; sciogliete il freno alle passioni, concedete ad esse piena libertà: e l’equilibrio, egli dice, si stabilirà da sé. Nondimeno all’applicazione di questo trovato egli prescrive alcune regole; grande nel rinvenire questa forza di cui si va in cerca, erra nel modo di adoperarla. Gli economisti hanno francamente appiccata la battaglia, ed abilmente ferito l’avversario nel debole della corazza. I vostri sistemi, dicono essi, non sono che il ristabilimento del dispotismo con tanta pena abbattuto. Incontro ad essi il passato protezionismo può dirsi libertà: voi prescrivete il vestito, il cibo, la dimora, alcuni tra voi finanche l’ora del coito. La società sotto un tal reggimento perirebbe di languore: l’uomo non