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cambisti: se il prezzo del pane sarà maggiore, vi sarà in compenso una grandissima diminuzione nel prezzo de’ panni, delle stoffe, dei tappeti; ed inoltre non contate l’oro che entra nella scarsella degli incettatori?
Tutto questo è vero, ma il popolo minuto, misero com’è, non ha bisogno per covrirsi de’ panni forastieri, nè gode della diminuzione di prezzo di questi generi; l’oro che entra nella scarsella degli incettatori, non arreca nessun vantaggio alle moltitudini, ma è volto ad affamarle l’anno seguente. Nè qui finiscono i mali. La proprietà fondiaria è un monopolio permanente, ed in una nazione destinata dalla natura ad essere esclusivamente agricola, non tutti possono dedicarsi alla agricoltura; i posti sono occupati, quindi per necessità, alcuni capitali e moltissime persone si dedicano alla industria, che per l’indole nazionale, per le condizioni del paese mai potrà ingrandirsi e perfezionarsi in modo tale da sostenere la concorrenza di quelle fabbriche immense, di quei prodotti dei popoli esclusivamente industri, e però il libero commercio le distrugge immediatamente, e priva di lavoro quelli operai che già ha tormentato col caro del pane. I capitali poi escono immediatamente dallo Stato e passano allo straniero. Senza poter rispondere alle prime obbiezioni, i liberi cambisti credono di rispondere vittoriosamente a quest’ultima e dicono: Allorchè il denaro passerà da A in B, è segno che A ne abbonda; appena ne mancherà, il danaro ritornerà, per la ragione medesima che da A è passato in B. — Sì, vi ritornerà, risponde Proudhon, ma vi ritorna nelle mani dei capitalisti stranieri, i quali acquisteranno terre, stabiliranno fabbriche, ed A diverrà una nazione che vive dei salari che percepisce dagli stranieri. L’ascendente dell’Inghilterra sul Portogallo è dovuto al libero commercio; il vasto impero delle Indie per questa ragione è divenuto pro-