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epperò i re per non concedere al popolo quel diritto d’elezione che aveano i baroni, si fecero dichiarare i migliori da Dio, onde così la loro podestà più non dipendeva dalla volontà dei governati.

Possiamo finalmente conchiudere che quelle leggi fatali che reggono i destini delle nazioni si verificano nei fatti con l’esattezza medesima con cui risultano dalla logica, e l’esperienza e la ragione si trovano in perfetto accordo. Ragionando della natura umana e del suo modo di essere nel mondo esteriore, dimostrammo nel paragrafo precedente, come essa con incessante trasformazione accresca sempre le ricchezze sociali; le quali poi per legge della stessa natura, tendono a spandersi egualmente su tutto il globo; e mentre la prima di queste leggi è per sè medesima evidente, l’altra la troviamo esattamente confermata dalla storia. La civiltà tende all’equilibrio fra due nazioni vicine come il fluido elettrico fra due nubi; quella degli Etruschi e Magno-Greci era molto superiore a quella dei popoli montani d’Italia, quindi noi vediamo quelli conquistati da questi, e l’opulenza e l’industria spandersi egualmente in tutta la penisola; nella guisa stessa le conquiste dei Romani in Oriente stabilirono l’equilibrio fra le due civiltà, l’una scarsa, l’altra sovrabbondante; ed i Romani conquistando i barbari d’occidente la sparsero uniformemente sul vasto impero da essi fondato: finalmente l’irruzione dei barbari del settentrione fu conseguenza di questa mancanza d’equilibrio fra la civiltà corruttrice dei Romani ed i selvaggi costumi dei loro vicini, e con quest’irruzione i limiti dell’Europa civile non furono il Reno ed il Danubio, ma l’Oder; d’onde poi col mezzo stesso delle guerre e del commercio penetrò in Prussia, e mentre con moto incessante tali destini si compivano in un periodo di forse quaranta secoli vedemmo in Italia tre società progredire e poi pei loro