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che quei semi-selvaggi fecero contro i civili etruschi, dai quali furono sempre respinti; d’altronde le comunicazioni dirette fra’ monti, e però sommamente disagevoli, fecero sì che lo scambio dei prodotti, delle idee, dei trovati dell’industria, fu lentissimo fra gli Etruschi ed i popoli montani; e quindi lentissimo fra questi lo svolgersi della loro prosperità.

Non così sulle coste: il mare li abilitò a facilmente comunicare coi civili orientali; lo scambio divenne facilissimo, ed arti ed industria rapidamente fiorirono, le ricchezze crebbero immense, ed ove erano agresti tribù si videro sorgere le Magno-Greche repubbliche.

Ma come testè dicemmo il codice di questi popoli, comechè civilissimi, era basato sulle consuetudini delle primitive società, in cui una parte erano servi destinati al lavoro, un’altra padroni i quali cautamente vivevano delle fatiche di quelli. Inoltre l’indispensabile gerarchia militare, in cui i privilegi di ogni grado venivano stabiliti dai medesimi capi, introdusse l’ineguale riparto del bottino, quindi tali consuetudini, quantunque la condizione dei servi migliorasse, la base furono, i principii su cui venne stabilita la legge di proprietà, e quindi il diritto, non già quello giustissimo di usare ed abusare del frutto del proprio lavoro, ma l’altro sommamente ingiusto, che alcuni potessero possedere più del bisognevole mentre altri mancassero del necessario. Un tal diritto fondato su di un principio affatto oligarchico venne scosso, temperato ad ogni rivolgimento a cui quelle società sottostettero, ma, rimasto fermo nella sostanza, conservò la sua tendenza all’oligarchia, e le immense ricchezze ammassate da quei popoli civilissimi, furono proprietà di pochi, e più non si videro che opulenti e mendichi, mentre fra gli abitanti dei monti, l’industria in difetto avendo impedito lo sterminato crescere delle ricchezze, serbossi una quasi uguaglianza.