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avrebbe detto stolti ed incapaci Annibale e Napoleone, se fossero periti nel viaggio, o l’uno fosse stato battuto alla Trebbia, e l’altro a Marengo.
Non voglio paragonare la mia impresa a quelle, ma essa ha un testo comune con esse; la disapprovazione universale prima di riuscire e dopo il disastro, e l’ammirazione dopo un felice risultamento. Se Napoleone, prima di partire dall’Elba per isbarcare a Frèjus con 50 granatieri, avesse chiesto consiglio altrui, tutti avrebbero disapprovato una tale idea. Napoleone aveva il prestigio del suo nome; io porto sulla bandiera quanti affetti e quante speranze ha con sè la rivoluzione italiana; combattono a mio favore tutti i dolori e tutte le miserie della nazione italiana.
Riassumo: se non riesco, dispregio profondamente l’ignobile volgo che mi condanna, ed apprezzo poco il suo plauso in caso di riuscita. Tutta la mia ambizione, tutto il mio premio lo trovo nel fondo della mia coscienza, e nel cuore di quei cari e generosi amici che hanno cooperato e diviso i miei palpiti e le mie speranze; e se mai nessun bene frutterà all’Italia il nostro sagrificio, sarà sempre una gloria trovar gente che volonterosa s’immola al suo avvenire.
- Genova, 24 Giugno 1857.
Sottoscritto, Carlo Pisacane.