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Esso dirigerà sempre gli interessi individuali al proprio bene e sostegno, e non già in favore dell’utile collettivo. Quali sono le cause di cotesti mali, quali i mezzi che il governo possiede? La forza, la corruzione e la scienza; ovvero l’esercito, gli istrumenti del lavoro, e la educazione. Qual’è lo scopo a cui mira la futura rivoluzione? A democratizzare queste forze.

L’arte della guerra non dovrà più essere il monopolio di pochi, ma la nazione tutta dovrà essere guerriera; gli istrumenti del lavoro, in comune; l’educazione, universale, comune, gratuita, obbligatoria. Che si dichiarino utopistici tutti i sistemi esposti sinora, da sommi ingegni, la questione non cambia. La rivoluzione futura è chiaramente formulata. Le numerose legioni del popolo non potranno avere altra bandiera, se non questa. La pratica di questo concetto, sortirà dai vortici della rivoluzione stessa.

Queste verità vengono negate dal partito rivoluzionario; e dopo lunghi anni di propaganda, dopo molti inutili tentativi, suggellati col sangue di numerose vittime, dopo una sollevazione italiana, pronta, universale, trionfante; dopo l’attuazione della Repubblica in Roma ed in Venezia, non esiste ancora un’idea, non si rammenta un fatto, non un decreto che accenni le sorti future dell’Italia, ch’esprima un principio; e se le sorti della nazione dipendessero dall’inspirazione di tali individui, l’Italia arretrata di mezzo secolo, nel mezzo della rivoluzione europea, subirebbe il socialismo, come subì la rivoluzione dell’89. Ma il popolo cammina da sè, esso di già trovasi innanzi ai partiti. La nave naviga a gonfie vele, mentre i piloti che pretendono timoneggiarla la seguono a rilento, su debole battello.

Sono tre secoli, e già dall’Italia la voce di Campanella precorreva i bisogni dell’umanità; ma essa si spegneva senza eco, e Campanella scontava con ventisette anni di carcere i voli del suo ingegno. Il bisogno collettivo