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Il principio su cui è basato un sistema sociale, trasforma e volge a suo vantaggio ogni istituzione, eziandio quelle fatte per lenire i mali che da un tal principio risultano, e tutti i rivolgimenti che, senza sbarbicare il principio, tendono a crear ripari contro di loro, ma producono che danni, concedono nuove e potenti armi al nemico. I mali cresceranno in immenso, finché o gli oppressi si decidano ad abbattere quel principio o tutta la società ne rimanga distrutta.
La ragione atta a turbare illimitatamente l’eguaglianza materiale, in una società, la menerà alla ruina; l’eguaglianza morale senza la materiale, è un assurdo, è una menzogna.
Non è già nel modo di concedere il suffragio e nell’universalità di esso che consiste la libertà; ma bensì nelle istituzioni volte a limitare l’autorità.
Se il popolo non giunge a conoscere chiaramente ciò che deve pretendere, i rivolgimenti sono infruttuosi. I potenti si governeranno contro il popolo sempre nel modo stesso: quando un cavallo vi scappa, lo richiamate con le carezze; ripigliato, gli fate sentire freno e sproni. Con tal mezzo sono sempre riusciti, e riusciranno quantunque da tutti si conosca l’espediente.
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La proprietà, primo errore dell’umano istinto, era la più potente, se non la sola, cagione della cancrena sociale