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d’un savio giornaletto che pubblicavasi in Genova: libertà ed associazione!

Questa formola, evidente per sè medesima, non ha bisogno nè d’interpreti, nè di commenti; essa è un principio, ed è quello appunto su cui deve basarsi il patto sociale; la libertà esprime il diritto d’ogni italiano, l’associazione la sola legge a cui si sottopongono, il solo patto che li unisce, l’unico rapporto sociale e sotto questa unica legge, eziandio, deve svilupparsi l’indefinito progresso sociale.

Come Ausonio Franchi, dico che per noi deve essere: «nostrale ogni verità, straniero ogni errore;» ma in parità di circostanze preferisco ciò ch’è italiano a ciò ch’è straniero. E quando ad una formola adottata da un’altra nazione io trovo di sostituirne altra uguale o migliore, non dubito un istante; perchè l’imitazione, non è mai scompagnata da qualche cosa di servile. Sono umanitario; ma innanzi tutto italiano; e come in una nazione non può costituirsi il nuovo patto fra i cittadini, se ognuno di essi non acquisti piena ed intera la sua individualità, così non vi sarà fratellanza o meglio associazione di popoli, se prima ogni popolo non ottenga la sua completa autonomia; e come è impossibile sorgere a libertà prima che ognuno senta ed operi liberamente, del pari il primo passo che dobbiamo fare noi Italiani, onde avviarsi alla soluzione del problema umanitario, è quello di sentirci e di costituirci esclusivamente italiani. Come dalla libera manifestazione del pensiero d’ognuno, risulta il vasto concetto nazionale; dalla libertà ed esistenza propria ed assoluta d’ogni nazione, può risultare il patto umanitario. Chi ammette supremazia di nazione, astri e satelliti, nega la rivoluzione verso cui aspiriamo.


Fine.