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volta, senz’ambagi e senza tropi, che cos’è Dio? Ovvero fra varii Dei presentemente nati in Europa, qual’è il suo? Teologicamente noi possiamo annoverarne quattro, assai diversi fra loro: il Dio degli Ebrei, il Dio de’ Cattolici, il Dio de’ Maomettani, e il Dio dei Protestanti. Filosoficamente poi li Dei possono contarsi a centinaia.

Ciascuno de’ molti sistemi di panteismo, di materialismo, di spiritualismo, d’idealismo, ecc. ecc., ha un suo Dio particolare, che è sempre la negazione del Dio di ciascun altro. Or bene; fra questa turba di Dei, qual’è il Dio che Mazzini adora e che vuol farci adorare? Da’ suoi scritti non mi venne mai fatto di raccapezzarlo; poiché ci sono frasi per tutti; ce n’è per il Dio del Papa, per quello di Lutero, per quello di Maometto, per quello di Socino, per quello di Rousseau, per quello di Spinosa... Non è dunque possibile che la sua formola abbia un valore, finchè il primo e massimo elemento non è ben definito.

«L’interpretazione della legge fu problema continuo all’umanità. — La formola italiana affida l’interpretazione della legge al popolo, cioè alla nazione, all’umanità collettiva, all’associazione di tutte le facoltà, di tutte le forze coordinate ad un patto.» — Qui abbiamo una certa definizione; ma siccome è arbitraria, così non vale a costituire nè legge, nè formola veruna. Chi abbia già del Popolo la sublime idea, che a Mazzini venne inspirata dal suo nobile cuore, dirà come lui, certamente; ma i termini d’una formola, di una legge sociale, devono portare in sè stessi il loro valore, e non ritrarlo dall’arbitrio e dall’intenzione dello scrittore. Fra i due termini Dio e Popolo, non è espresso alcun rapporto; dunque o bisogna supporre che l’unico rapporto possibile sia quello di Mazzini; o altrimenti la sua formola non significa nulla