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fezione, che prefigge qual meta alla carriera dell’umanità.

«La formola italiana (così appella Mazzini la sua) è invece radicalmente filosofica; accettando le conquiste del passato, guarda risolutamente al futuro e tende a definire il metodo più opportuno allo svolgimento progressivo delle facoltà umane». Confesso che tutto questo periodo è per me un enigma. In qual senso può mai chiamarsi filosofica l’espressione: Dio e Popolo? Nessuno di questi due termini ha qualche relazione particolare con la filosofia: non Dio, perchè è concetto religioso, anzichè scientifico; non il Popolo, perchè è concetto empirico, anzichè razionale. E come può dirsi, che quella formola accetti le conquiste del passato?Dio nè il Popolo sono principii, che l’umanità abbia conquistato; ma l’uno è il simbolo di un sentimento connaturale allo spirito umano, e l’altro, per sè, non è che un fatto materiale. Come può dunque guardare al futuro? Come tendere a definire un metodo qualsiasi per lo svolgimento delle umane facoltà? Ho un bel ripetere a me stesso: Dio e il Popolo; io non ritrovo in queste due parole nè passato, nè futuro; non ci veggo nè definitone, nè metodo di sorta; non ci sento nè progresso, nè svolgimento di nessuna facoltà: scientificamente non ci trovo nulla; perchè Dio è un’incognita, e il Popolo è un fenomeno di storia naturale.

«La prima esprime compendiato un grande fatto; la seconda scrive sulla bandiera un principio. La primo definisce, afferma il progresso compiuto; la seconda costituisce lo strumento del progresso: il mezzo, il modo per cui deve compirsi». A me sembra tutto il contrario. La formola francese non esprime un fatto ma un pricipio, perchè i suoi elementi sono idee, sono verità che hanno ancora da incarnarsi e realizzarsi nella storia. Essa adunque afferma bensì un pro-