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negare che la forza materiale è dalla parte di coloro che soffrono? E se le tradizioni e l’inerzia formano il solo fascino per cui la società presente non crolla, in un istante impreveduto può rompersi l’incanto.
XX. Senza accordare importanza soverchia ai colori d’una bandiera ed alla formola scritta su di essa, esporremo la nostra opinione su di ciò, poichè trattasi di cosa che richiede pochissima fatica; opinione di cui ci faremmo i propugnatori in un’assemblea, se mai potesse capitarne l’occasione.
Fintanto che la nazione non sarà perfettamente libera, ed avrà completamente debellati i suoi nemici, non bisogna nè discutere, nè porre in dubbio, quale dovrà essere la bandiera che ci condurrà alla battaglia. Il vessillo tricolore è da tutti riconosciuto, e ciò basta. Ove sventola, ei rannoda dei guerrieri intorno a sè, questi guerrieri combattono pel trionfo della rivoluzione italiana, e nessun rivoluzionario può astenersi dal seguirli. Ma se su tale bandiera, scorgesi un simbolo od una formola, allora ognuno ha il diritto di dire: quella causa non è causa che mi riguarda, e per la quale io combatto; proporre formole, è un dissolvere e dissolvere per puerile soddisfazione personale.
Terminata la guerra, ricostituita l’Italia, conserverà essa il tricolore vessillo, e adotterà un’altra bandiera? Pare che le opinioni potrebbero dividersi su tale argomento. Alcuni sosterrebbero con ragione che la nuova costituzione sociale non ammettendo divisione di potere, ma leggi, la loro esecuzione, il loro sindacato, tutto trovandosi nel popolo, la pluralità de’ colori, che precisamente accenna, è assurda, e quindi diranno: «sia qual si voglia il colore della bandiera, ma sia uno solo». Altri invece potranno sostenere che il vessillo tricolore, intorno a cui si saranno vinte tante battaglie, è troppo caro, è troppo ricco di gloriose reminiscenze,